È ormai opinione diffusa che la musica sia un grande strumento per favorire la comunicazione, soprattutto sul piano emotivo ed empatico, nonostante non tutti interpretiamo ugualmente una musica che ascoltiamo: un brano musicale in una persona può suscitare sentimenti di gioia e a un’altra di tristezza o inquietudine, ad altre persone ancora può essere indifferente. In questo articolo non vogliamo approfondire gli effetti che l’ascolto della musica può avere a livello neurologico o emotivo ma piuttosto riflettere su come il fare musica, l’azione del creare musica, e l’ascolto attivo di essa possa favorire i processi di apprendimento in generale e, nello specifico, aiutare lo sviluppo del linguaggio anche in presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento.

    1. Musicoterapia preventiva: il linguaggio non-verbale e lo sviluppo delle capacità di apprendimento

Con il termine musicoterapia preventiva intendiamo quella pratica che utilizza la musica e i suoi parametri per favorire il benessere psico-fisico, sostenere la crescita armonica dell’individuo e influenzarne la salute. La musicoterapia preventiva promuove azioni di salute psicologica e cerca di impedire l’insorgenza di disturbi nell’individuo sano. Se sono già presenti difficoltà cognitive o relazionali affianca altre discipline per restituire alle persone coinvolte una vita sociale e relazionale più sana.

La musicoterapia preventiva è uno strumento utile sotto diversi aspetti:

  • promuove il benessere psico-fisico;

  • sostiene gli individui nelle fasi di inserimento in contesti nuovi favorendo il cambiamento e l’adattamento;

  • stimola e catalizza gli apprendimenti da un punto di vista cognitivo ed emotivo;

  • favorisce l’empatia, le relazioni sociali e la gestione delle emozioni;

  • attiva processi di conoscenza interpersonale;

  • ostacola l’instaurarsi di processi di emarginazione;

  • favorisce la comunicazione, l’aggregazione, l’espressione e lo sviluppo delle individualità;

  • promuove linguaggi espressivi e la capacità di comunicazione corporea, sonora e musicale.

Gli ambiti in cui opera la musicoterapia preventiva sono molteplici, dalla gravidanza all’infanzia e adolescenza, in ambito scolastico, fino ad anziani e malati terminali.

La musicoterapia preventiva opera sul piano della comunicazione non-verbale: la comunicazione è infatti solo in minima parte basata sul contenuto verbale, la gran parte del contenuto della comunicazione la troviamo nei segni non-verbali (gesti, mimica, espressione facciale) e nei segni para-verbali (intonazione, espressione, intensità, sonorità). L’obiettivo della musicoterapia è quello di sperimentare un canale alternativo per esprimersi, prendere coscienza di sé e degli altri. Il grande vantaggio della musica è che, da uditori, possiamo cogliere dei significati anche senza conoscerne il linguaggio tecnico e specifico. Ovviamente in base alla preparazione musicale ognuno può cogliere più o meno sfaccettature del brano che ascolta, ma per quanto riguarda il contenuto emotivo ognuno può percepire il proprio e condividerlo a prescindere dalla preparazione musicale.

In che modo la musica può favorire i processi di apprendimento? Abbiamo parlato di linguaggio non-verbale e di emotività ed empatia ma in che modo la musica entra in gioco nelle dinamiche di apprendimento generale? Lo fa proprio con il gioco. Il potere di fruire e fare musica risiede nella sua capacità di agire sulla motivazione, sul piacere che provoca e che spinge la persona a voler ripetere l’esperienza musicale. In molte lingue la parola “suonare” corrisponde a quella di “giocare” e questo a testimone del piacere di giocare con i suoni che a livello neurobiologico agisce sui sistemi neuronali che producono ormoni del benessere ed innescano circuiti che rinforzano e motivano la persona che ne fruisce. Nello specifico, se la musicoterapia è rivolta allo sviluppo dei meccanismi di apprendimento nel bambino, questa componente di gioco si rivela ancora più fondamentale. Il cervello del bambino apprende molto efficacemente attraverso il gioco, mentre gioca tutti i suoi sensi sono focalizzati sull’attività, rimane concentrato, apprende e attiva i processi cognitivi di memorizzazione, categorizzazione e percezione. La musicoterapia guarda quindi il bambino nella sua interezza, sia emotiva ed empatica che strettamente cognitiva. Tra i vari obiettivi che si pone l’intervento musico-terapico troviamo:

  • sviluppo dell’articolazione e della coordinazione linguistica;

  • sviluppo della coordinazione psicomotoria;

  • prestare attenzione e imparare ad ascoltare;

  • espressione delle proprie emozioni a vari livelli (vocale, strumentale, motorio, linguistico etc.);

  • riconoscimento e controllo delle proprie emozioni verso se stesso e gli altri;

  • imparare a giocare con gli altri e migliorare le proprie relazioni sociali;

  • stimolare i processi cognitivi di apprendimento, raggruppamento e classificazione;

  • favorire la crescita armonica dell’individuo valorizzando l’unicità di ognuno.

    1. Musica e sviluppo del linguaggio verbale: la Music Learning Theory

In effetti, trattandosi di alta voce, sarebbe il canto la via

regale per imparare le lettere dell’alfabeto.

Con un tale esercizio, esse trovano un volume adeguato, vibrano

all’unisono con il loro timbro fondamentale

e assumono la loro vera identità mediante

la propria specifica modulazione.

La voce, impiegata nella sua estensione maggiore,

sfrutta interamente i meccanismi della memorizzazione.

Grazie ad essa il bambino apprende meglio e, invece di allontanarsi,

entra senza sforzo nel mondo della scrittura1.

Alfred Tomatis

Con questa citazione di Alfred Tomatis vogliamo riflettere su come associare il canto, la musica, ai processi di memorizzazione possa essere un’ottima strategia per migliorare quest’ultimi e sviluppare in modo più naturale e fluente il linguaggio verbale. Questa strategia può essere utilizzata anche per lo studio delle lingue straniere: possiamo infatti utilizzare il testo di una canzone che piace allo studente per aiutarlo a memorizzare alcuni termini o regole grammaticali che, svincolate dal contesto dell’utilizzo pratico della lingua, possono risultare ostiche da ricordare e comprendere. Associando qualcosa di piacevole allo studio di qualcosa di esteticamente neutro (come ad esempio lo studio della grammatica) possiamo ottenere risultati migliori e con meno fatica.

Un grande studioso del rapporto tra linguaggio verbale e musica è Edwin Gordon il quale sviluppò la Music Learning Theory. La teoria sviluppata da Gordon descrive la modalità di apprendimento musicale del bambino fin dall’età neonatale e considera l’ipotesi secondo cui la musica si apprende attraverso processi simili a quelli con cui si apprende il linguaggio verbale.

Quando apprendiamo la musica, secondo la teoria di Gordon, utilizziamo vari processi cognitivi legati alla memorizzazione, alla discriminazione di stimoli e all’organizzazione per spiegarci i pattern tonali ritmici e armonici. Gordon fonda la Music Learning Theory su una competenza chiamata Audiation definita come la capacità di sentire e comprendere nella propria mente musica non fisicamente presente nell’ambiente; per spiegare meglio questo concetto Gordon sostiene che “l‘audiation sta alla musica come il pensiero sta alla parola2, a sottolineare la somiglianza tra i processi attraverso cui gli individui apprendono un linguaggio e come imparano a fare e capire la musica.

    1. Musicoterapia e disturbi del linguaggio

Nel caso di bambini con un disturbo specifico dell’apprendimento nell’ambito delle competenze linguistiche (dislessia, disgrafia e disortografia) possiamo riscontrare un’analoga difficoltà nella sintassi musicale. Questa similitudine è giustificata dal fatto che le funzioni di elaborazione delle strutture sintattiche musicale linguistiche sembrerebbero seguire in parte percorsi coincidenti. Oltre a ciò, diversi studi dimostrano come l’esposizione del cervello all’apprendimento di musica e parole venga coinvolto l’emisfero destro del cervello che è deputato al controllo dell’udito e alla capacità di apprezzare la musica, ma anche dell’emisfero sinistro, parte cerebrale in cui troviamo le funzioni del linguaggio.

Esiste un forte collegamento tra capacità di linguaggio, senso del ritmo e musica e in virtù di questo possono essere utilizzati ritmi e testi per favorire l’associazione suono-significato con lo scopo di facilitare l’apprendimento della lettura. Per fare questo si utilizzano canzoni strutturate in modo specifico: devono essere presenti diverse ripetizioni e assonanze che favoriscano la memorizzazione e la scioltezza del linguaggio e della lettura. Se proviamo a leggere un testo con un certo ritmo e intonazione non solo lo capiremo meglio ma ci verrà anche più spontanea la lettura. Basti pensare a come in passato le opere di letteratura fossero spesso strutturate secondo un preciso ritmo e accompagnate dalla musica. Anche per sviluppare una certa continuità e fluidità nei discorsi può essere utile esercitarsi a parlare ascoltando un ritmo che dia respiro e pulsazione al nostro discorso, oltre che al nostro pensiero.

1A.Tomatis, Le difficoltà scolastiche, 2010 Ed.Ibis

2Christopher Azzara, Audiation, Improvisation, and Music Learning Theory. 1991, The Quarterly, pp. 106-109.


Fonti:

Dispense del corso: L’evoluzione in musicoterapia: dal suono alla comunicazione di IGEA

Paolo Paladino, Musicoterapia applicata ai contesti, 2021, Progetti Sonori.